Nell’ambito della nostra attività ci è capitato di rilevare che esiste un serio rischio di frode quando si instaurano rapporti commerciali con il Benin e la Nigeria.
Per offrire un ulteriore servizio, soprattutto alle aziende che operano nel settore agroalimentare, principali vittime di queste truffe, riportiamo integralmente la documentazione in nostro possesso.
Si invita a prestare la massima attenzione
Negli ultimi mesi molte aziende soprattutto del settore alimentare ricevono allettanti proposte d’affari da operatori del Benin. Si invitano le aziende a prestare la massima cautela in quanto spesso i contatti provengono da ditte inesistenti e sono alla base di frodi.
Pubblichiamo qui di seguito la segnalazione giuntaci dall’Ambasciata d’Italia in Abuja
“Gentili Signori,
in relazione alla vostra richiesta di informazioni su aziende del Benin che hanno intrapreso contatti con imprese della Vostra provincia comunico quanto segue:
il problema principale in questo Paese è la serietà e l’affidabilità dei partners commerciali, che spesse volte sono prestanome o società fasulle, create al solo scopo di truffare le ignare società europee contattate, o per ottenere visti di ingresso in Italia, adducendo la necessità di una “visita di affari”e la conseguente richiesta di una “lettera di invito” da parte della società italiana.
A questo proposito riceviamo infatti numerose richieste di imprese italiane contattate da sedicenti società nigeriane o con sede a Cotonou, in Benin, per ottenere una lettera di invito mirante al relativo rilascio del visto. In moltissimi casi, si tratta di truffe. Le considerazioni che seguono vi spiegheranno il perché.
1. Le tipiche truffe per “registration fees” nel Benin
Nel caso del Benin, sono frequentissime le e-mail truffa da parte di sedicenti società beninesi interessate alla compravendita - per lo più - di vino o olio dall’Italia, previo pagamento di non meglio precisate tasse di registrazione o certificati presso sedicenti enti governativi di pura fantasia (TRA L’ALTRO, CON NOMI INGLESI IN UN PAESE COME IL BENIN IN CUI LA LINGUA OFFICIALE È IL FRANCESE).
Si tratta di casi di truffa, poiché non esistono tali enti amministrativi in Benin. Riceviamo moltissime segnalazioni da parte di società italiane vitivinicole, che ricevono moduli per il pagamento delle spese di registrazione, di solito intorno ai 2000 euro: in tutti i casi la stessa procedura e la stessa richiesta di un pagamento anticipato per le pratiche burocratiche o di registrazione del prodotto, tra l’altro utilizzando moduli in lingua inglese, anziché quella francese usata nei documenti pubblici in Benin.
2. Cosa dice la legge del Benin in materia di importazioni ?
La legislazione del Benin, invero, PONE A ESCLUSIVO ONERE DELLA SOCIETÀ BENINESE IMPORTATRICE l’autorizzazione al commercio dei beni comprati. Tale autorizzazione viene rilasciata dal Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Direction Alimentation et Nutrition Appliquée (DANA). NESSUN OBBLIGO DI REGISTRAZIONE GRAVA SULLA SOCIETÀ STRANIERA VENDITRICE: il rapporto con la società beninese si limita quindi al solo pagamento della merce (di solito attraverso lettera di credito bancaria). Tutto il resto è a carico della società beninese acquirente.
3. Come si spiegano queste e-mail truffa ?
Si tenga presente che a Cotonou è presente una numerosa comunità di nigeriani di origine IGBO, nigeriani noti per essere un tempo mercanti di schiavi ed oggi affaristi senza scrupoli e intelligenti truffatori, tanto da destare frequenti antipatie con il resto delle etnie dell’ovest del Paese, a maggioranza yoruba.
A Cotonou, questa comunità nigeriani IGBO è nota avvalersi di accessi ad internet nella rete dei Cyber-café della città e da lì contattare ignare società occidentali proponendo affari molto lucrosi, che in realtà altro non sono che truffe. Lo si desume anche da un piccolo accorgimento: tali e-mail truffa che essi mandano SONO ESCLUSIVAMENTE IN LINGUA INGLESE … il che è un controsenso, perché il Benin è un paese in cui la popolazione parla ed utilizza solo la lingua francese.
4. Per questi motivi, riteniamo che eventuali contatti possano essere una truffa e Vi invitiamo pertanto a NON scrivere alcuna lettera di invito per alcuna società, né a fornire alcun numero di conto corrente bancario, facilmente “clonabili” in questo Paese.
Si segnalano di seguito due siti contenenti informazioni sulle frodi perpetrate: nel primo di trovano le raccomandazioni dell’Ambasciata italiana in Nigeria (responsabile anche per il Benin), mentre nel secondo sono riportati esempi di lettere usate per i contatti.
Nota informativa: "Frodi finanziarie e commerciali ai danni degli stranieri"
UNA SPIRALE CRESCENTE DI FRODI FINANZIARIE
E COMMERCIALI AI DANNI DI STRANIERI DALLA NIGERIA
"Sono un funzionario del Governo Federale della Nigeria…"; "Sono un funzionario del Ministero per il Petrolio…"; "Sono iI Direttore di un Dipartimento della Central Bank of Nigeria…"; Sono il Capo contabile della Nigerian National Petrolum Corporation……
Cosi’ iniziano, in genere, delle lucrative proposte di "urgenti relazioni d’affari" che giungono (per lettera, per via fax o per e-mail) dalla Nigeria, solitamente indirizzate in modo generico ad una Ditta italiana, ma talvolta corredate con tanto di nome e cognome dei destinatari. Tale fenomeno merita una accurata e capillare informazione, onde evitare ai nostri operatori economici le brutte sorprese che possono seguire il ricevimento di siffatte comunicazioni, là dove si risponda alla lettera, e si dimostri pertanto disponibilità ed interesse verso la proposta ricevuta.
I problemi politico-economici che da qualche tempo caratterizzano la Nigeria, sembrano infatti avere fornito ad alcuni nigeriani l’estro di inventarsi nuove fonti di arricchimento. Ciò deve preoccupare in particolare i cittadini dei Paesi economicamente più avanzati dato che l’ultima moda nigeriana per arricchirsi velocemente è un sistema particolarmente raffinato di frodi commerciali e finanziarie che sta diventando ormai una vera e propria industria.
Tale fenomeno, peraltro non nuovo in questo Paese, si è manifestato in forma preoccupante solo negli ultimi anni, soprattutto in un’odierna sempre maggiore sembianza di genuinità e di crescente frequenza i casi rilevati nel 1999/2000. Successivamente esso ha conosciuto una crescita "esponenziale".
La "situazione-tipo" di tali tentativi di frode ha inizio in genere con la ricezione, da parte della potenziale vittima, di una lettera o di un fax su carta intestata di qualche istituzione governativa o parastatale nigeriana, firmata con un nome spesso qualificato con un titolo di tutto rispetto (Prince, "Chief, Doctor, ecc.). Non e’ inoltre, raro che questi stessi si definiscano con la qualifica di "un onesto uomo d’affari nigeriano".
Nella maggior parte dei casi, il mittente propone alla potenziale vittima di farsi coinvolgere in una certa operazione, apparentemente molto lucrativa, e non del tutto in linea con le leggi nigeriane (ne’ d’altronde con quelle degli altri Paesi, poiché in pratica ciò che si propone non e’ nient’altro che un furto ai danni dello Stato). In tal modo, la vittima, che viene puntualmente consigliata di comportarsi con estrema riservatezza, e pertanto richiesta di non domandare consigli e di non cercare informazioni presso le proprie autorità nazionali (in particolare l’Ambasciata), viene attratta dalla prospettiva di un facile e sostanzioso guadagno cui potrà accedere grazie soltanto alla sua capacita’ di mantenere l’affare "strettamente confidenziale".
Se si risponde a tale primo messaggio, la parte nigeriana quasi sicuramente passerà a chiedere dati precisi sul conto bancario della potenziale vittima, che potrà divenire effettivamente tale non appena li fornisca: quel conto bancario verrà infatti immancabilmente preso di mira, con la possibilità che, attraverso efficaci metodi di contraffazione, la parte nigeriana riesca ad attingervi liberamente. E’ quindi essenziale che, se il destinatario della comunicazione vuole evitare un tale pericolo, in ogni caso si guardi bene dal fornire qualsiasi informazione bancaria all’interlocutore nigeriano in questione.
Dal momento in cui ci si dimostri disponibili, i metodi per coinvolgere lo straniero nella frode sono comunque talmente vari e fantasiosi che si può solo cercare di classificarli in due linee generali: 1) la vittima viene convinta a trasferire una determinata somma a pagamento di sedicenti "tasse" oppure di servizi da saldare preventivamente onde poter entrare in possesso del ben più sostanzioso guadagno prospettato; 2) si domanda al malcapitato che "abbocca" a tali profferte, di venire in Nigeria per firmare un contratto: dopo l’arrivo, pero’, il sedicente procacciatone d’affari nigeriano si farà consegnare (più o meno volontariamente) i soldi che l’italiano aveva portato con se’. Occorre anche sottolineare che il ricorso alle minacce, che in alcuni casi si sono trasformate in lesioni personali anche di estrema gravita’, e’ purtroppo sempre più ricorrente.
A sostegno dell’indifendibilità della posizione della vittima, i frodatori cercheranno di avvertirla della severità delle autorità nigeriane qualora lo straniero entri in Nigeria senza il necessario visto, oppure anche soltanto senza l’obbligatoria dichiarazione valutaria. E difatti essenziale per ogni cittadino italiano tener conto che sia il visto d’ingresso (rilasciato dall’Ambasciata nigeriana a Roma) che la dichiarazione valutaria (da compilarsi durante il volo per la Nigeria) sono assolutamente obbligatorie. Chiunque creda diversamente, di solito per l’interessato e malintenzionato consiglio di qualcuno, si pone automaticamente fuori dalle leggi della Nigeria e può pertanto essere imprigionato dalle competenti Autorità nigeriane, mettendo in seria difficoltà lo stesso eventuale intervento dell’Ambasciata d’Italia in Nigeria.
Alcune varianti sul tema, che testimoniano quanto i frodatori non si fermino dinanzi a nulla, sono:
* quella di indirizzare ad un Ente religioso l’annuncio di un lascito testamentario per venire in possesso del quale occorrerà pagare delle tasse di successione, oppure venire in Nigeria;
*
* quella di fingersi vedova di precedenti capi di stato e di chiedere la collaborazione della vittima al fine di "esportare" capitali "ingiustamente congelati" dalle nuove autorità locali; e via dicendo.
Inoltre, onde distogliere l’attenzione delle potenziali vittime, sempre più guardinghe nei confronti delle "allettanti proposte" provenienti dalla Nigeria, i truffatori nigeriani hanno iniziato a svolgere la loro attività criminosa anche dai paesi africani vicini (Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio), da dove le stesse giungono sempre più numerose.
Non mancano, peraltro, neanche le truffe camuffate da affari commerciali apparentemente normali, dove alla ditta italiana viene richiesto (da ditte nigeriane che risulteranno, in questi casi, non esistenti) di anticipare o somme in contanti oppure anche forniture o somme per la partecipazione a gare, che non saranno mai ripagate.
L’Ambasciata nigeriana a Roma, dalla quale si potrebbero avere ragguagli in merito nel momento stesso in cui si chiede il visto d’ingresso in Nigeria, ha dimostrato di non disporre sempre delle necessarie informazioni per rendere puntualmente edotte le potenziali vittime di queste oramai pericolose frodi.
Quanto all’atteggiamento generale che si rileva nelle Autorità nigeriane, e soprattutto per coloro che pensassero di poter rientrare in possesso dei maltolto, occorre tener presente che generalmente si ritiene che coloro che credono di poter venire in Nigeria per concretizzare affari poco puliti si meritano la punizione nella quale quasi immancabilmente incorrono.
Ciò è quanto succede in pratica, nonostante - esista una "Sezione 419" del Codice Penale nigeriano che prevede la punizione specifica di tali reati. Quel che e’ certo, e’ che non sono frequenti casi di nigeriani condannati per frodi, mentre sono rarissimi gli episodi di restituzione del maltolto, mentre i casi di stranieri raggirati sono per contro numerosi.
Quanto ai sedicenti "fortunati" destinatari delle lettere (generalmente consigliati per l’affare da un amico comune non meglio precisato) e’ noto che in Nigeria esiste oramai un fiorente commercio di ‘Directories’ specializzate attraverso cui si individuano facilmente ditte ed aziende in tutto il mondo (con preferenza per Europa e Stati Uniti) in ogni settore commerciale e finanziario.
Anche il recente boom di Internet che, se da un lato ha facilitato l’espansione dei commerci, ha , dall’altro lato, reso possibile un’ulteriore crescita di detto fenomeno criminoso. I frodatori dispongono, poi, di una rete di centinaia di numeri di telefono, di linee di fax in Nigeria nonché di indirizzi e-mail, utilizzati spesso anche per una sola truffa: cio’ che rende difficile identificarli o rintracciarli. I frodatori dimostrano, inoltre, di essere in grado (grazie alla corruzione dilagante nel Paese) di ottenere travestimenti perfetti (da militari o poliziotti) e talvolta persino l’utilizzo temporaneo di locali che effettivamente appartengono ad istituzioni ufficiali o paragovernative come la Nigerian National Petroleum Corporation o la Central Bank of Nigeria, così da rendere le loro truffe più credibili.
Il meccanismo suesposto ha dimostrato, alla prova dei fatti, di funzionare egregiamente per i frodatori. E’ infatti proprio facendo leva sulla complicità che questi nigeriani riescono a stabilire con le proprie virtuali vittime (con la prospettiva di facili e cospicui guadagni) un rapporto tale che queste ultime ne seguono diligentemente le istruzioni, senza meditare sufficientemente sulle possibili conseguenze delle proprie stesse azioni.
Sin dal primo manifestarsi di questo fenomeno, l’Ambasciata d’Italia a Lagos ha avviato una serie di azioni a difesa degli operatori italiani. A fianco di un’immediata opera di sensibilizzazione delle associazioni di categoria a livello centrale e periferico, infatti l’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata ha adottato una prassi di assistenza informativa a qualsiasi richiesta di informazioni proveniente dall’Italia, svolgendo indagini immediate per ogni caso non manifestamente evidente di truffa Inoltre, grazie anche alla cooperazione con le altre Ambasciate dell’Unione Europea e dei Paesi nord-americani, l’Ufficio Commerciale ha predisposto uno schedario informatizzato -(database) che consente anche a chi semplicemente chieda informazioni telefoniche di controllare in tempo reale la corrispondenza dei numeri telefonici forniti dai truffatosi nigeriani (che in genere sono gli unici elementi non falsificati della proposta) con qualche precedente. Tale strumento risulta particolarmente efficace nel dissipare irrefutabilmente ogni possibilità che la proposta ricevuta dall’italiano possa essere qualcosa di diverso da un tentativo di truffa. E’ proprio in tal modo che, da qualche anno, l’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata riesce a dissuadere innumerevoli operatori italiani dal cadere nella trappola di questo tipo di truffe.
Ciò nonostante, troppe sono ancora le persone che, credendosi baciate dalla fortuna, non interpellano preventivamente l’Ambasciata italiana a Lagos. Il risultato è che l’Ambasciata stessa che (come si è visto) è in grado di fornire loro tutta l’assistenza preventiva del caso, si trova invece nella maggior parte dei casi a non poter fare molto di più che di accorrere al loro salvataggio soltanto quando queste hanno capito di aver appena perso sostanziose somme di denaro consegnate al frodatori, e si sentono fisicamente in pericolo, finalmente comprendendo di essere cadute nella trappola che è stata loro tesa.
L’INCARICATO D’AFFARI A.I.
MASSIMILIANO LAGI
La nostra Ambasciata raccomanda, a chi ha intenzione di intraprendere rapporti d’affari con la Nigeria, di non vendere merce se non dietro pagamento anticipato in contanti e di non dare mai a nessuno le coordinate del proprio conto corrente bancario.
Fonti WEB:
Camera di commercio industria, artigianato ed agricoltura di Gorizia